VENDRAME

ALLA SCOPERTA DI VENDRAME

vendrame tramonto in vigna

VIGNIS DEL DOGE: LA STORIA

Vendrame è una azienda a gestione famigliare situata nel cuore del Friuli Venezia Giulia, a Passariano di Codroipo (UD), proprio di fronte a Villa Manin, residenza estiva dell'ultimo Doge di Venezia.

Nessuno meglio di Gino Vendrame, titolare dell'azienda, può fare le presentazioni di casa.

Sono l'enologo dell'azienda ma soprattutto un grande appassionato di storia, da qui l'idea di legare le origini di questo luogo al prodotto vino. 

Il nome Vendrame Vignis Del Doge è stato creato combinando il cognome della mia famiglia con VIGNIS, che è il nome storico dato ai vigneti che circondano Villa Manin. Vignis deriva dal ladino che significa viti.

I terreni aziendali erano un tempo di proprietà di Ludovico Manin, ultimo Doge della millenaria Repubblica di Venezia.

Nel 1600 la villa Manin era un complesso agricolo di grande importanza comprendente una vasta estensione di terreni coltivati a vite e denominati “VIGNIS” (ora di nostra proprietà ) ed una cantina attrezzata facente parte della villa stessa.

Queste terre venivano coltivate dalla nostra famiglia su concessione dell’ultimo Doge di Venezia, in quanto originariamente di sua proprietà, tramandate da generazione in generazione per suo conto.

I magnifici giardini, oggi dimenticati, furono luogo di divertimento per il Doge di Venezia ed i suoi nobili amici provenienti da tutta Europa.

La Serenissima Repubblica di Venezia (697 – 1797) fu uno dei regni più ricchi d’Europa, comprendendo terre appartenenti alle odierne regioni del Veneto, della Lombardia, fino alle isole greche, molte delle quali, grazie alle loro opere architettoniche, sono testimonianza dei loro antichi proprietari.

Il Doge era solito passare i mesi estivi a Villa Manin e quando la Repubblica di Venezia divenne  parte del Regno d’Italia, le terre furono pian piano vendute dai discendenti del Doge agli affittuari che da sempre le coltivavano. Tutto ciò che rimase invenduto, venne concesso alla regione.

Nel tempo, a causa di avvenimenti come la caduta della Repubblica di Venezia, due Guerre Mondiale e altri avvenimenti, la mia famiglia smise di imbottigliare il nostro vino, ma continuò a piantare vigne, fin quando mio padre, decise che era giunto il tempo di ricominciare a vinificare la nostra uva e vendere il vino prodotto alle enoteche locali.

La nostra attività proseguì per anni, fin quando mio fratello ed io decidemmo che era il momento di far conoscere il nostro vino, inizialmente nel nord Italia ed espandendosi poi al resto del mondo.

  

VIGNIS DEL DOGE: OGGI

Il presente accoglie in sé un passato importante e porta avanti, con rispetto e innovazione, la tradizione viticola ed enologica distintiva di queste terre.

La famiglia Vendrame è devota all’agricoltura da varie generazioni: nel 1997 Elia, con l’aiuto dei figli Gino e Simone, fonda “Vendrame – Vignis del Doge”.

L’azienda si trova esattamente nel centro della rinomata regione del DOC FRIULI ed è costituita da circa 50 ettari di vigneto.

Le varietà coltivate sono prevalentemente a bacca bianca come Friulano, Ribolla Gialla, Malvasia, Pinot grigio, Sauvignon, Verduzzo Friulano, Chardonnay, Prosecco ma anche a bacca rossa come Refosco dal Peduncolo Rosso, Merlot e Caberent Franc.

La conduzione è strettamente familiare e fa uso esclusivo di uve di propria produzione.  

E soprattutto, le fasi più importanti, dalla raccolta alla trasformazione, dall'affinamento all'imbottigliamento, sono seguite personalmente dal titolare ed enologo Gino Vendrame. 

 

vendrame bottiglie

 

Il restyling delle etichette (... Ça va sans dire ...) si ispira alla storia, ai meravigliosi giardini di Villa Manin, dimora storica dell'ultimo Doge di Venezia, i cui vigneti ancora oggi producono le uve dei vini Vendrame.

Le linee dorate e i colori accessi con effetto "braille" ricalcano i sentori dei giardini rinascimentali e richiamano l'opulenza della Repubblica di Venezia con un segno moderno e leggero. 

Anche il logo, che include il cappello del Doge o “Corno Dogale”, come viene definito in dialetto veneziano, ha una storia da raccontare, che ci facciamo spiegare da Gino Vendrame:

Se guardi il cappello di lato, vedrai che il disegno è lo stesso della parte frontale di una gondola, anche detto “Ferro della Gondola”, che rappresenta il Corno Dogale. La parte inferiore, con la forma di una S, rappresenta il Canal Grande, mentre i “denti” rappresentano i sei “sestieri” o zone di Venezia. 

 

VINI E VIGNETI

Le viti sono sempre le stesse piantate dalle generazioni precedenti e come tali danno alla luce vini tradizionali: Refosco, Friulano, Ribolla Gialla, Glera, Sauvignon e Verduzzo Friulano.

Elia piantò inoltre il Cabernet Franc che oggi è diventato parte della famiglia.

Vini che si sono evoluti e si evolveranno di generazione in generazione, poiché ognuna di esse possiede idee nuove, ma allo stesso tempo mantiene con orgoglio le tradizioni delle generazioni precedenti.

IL FRIULANO

Coltivato e trasformato in vino in Friuli da secoli ormai, il Friulano è sempre stato una parte della mia famiglia. Era il vino bianco preferito dal doge e dalla sua famiglia ed era sempre presente nelle sue varie forme al tavolo delle famiglie nobili della Repubblica di Venezia.

LA RIBOLLA GIALLA

Coltivata in questa zona da secoli, nessuno ricorda chi esattamente piantò le prime viti nella tenuta, ma questo vino è sempre stato presente alle tavole della nobiltà veneziana.

LA MALVASIA

E' una varietà che si può trovare lungo le coste dell'Adriatico ed il suo nome deriva da un'isola che in passato era territorio della Repubblica di Venezia. Nei secoli i veneziani trasferirono le piante di Malvasia in tutti i loro possedimenti. Nel 1500 diventa il vino più popolare in Europa

IL REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO

Da sempre conosciuto come il vino degli agricoltori, ha rischiato di scomparire nel corso degli ultimi due decenni, ma grazie ad aziende come Vendrame, la tradizione di quest’uva non è andata persa. 

 

 

PERCHE’ SCEGLIERE I VINI DI VENDRAME

🌱 Tutti i vini sono certificati VeganOK, lo standard Vegan più diffuso in Europa e  marchio di garanzia Etica per prodotti Vegan, che guida la cantina nel produrre vini "vegan friendly" e anche nella scelta dei materiali (di cui normalmente non ci si "preoccupa") quali il tipo di sughero, la carta, gli inchiostri, il packaging, solo per citarne alcuni. La scelta di Vendrame è quella di produrre vini integri, sani e puri, da qui la decisione di non utilizzare coadiuvanti tecnici di origine animale come caseina, albumina, colla di pesce, colla di ossa e gelatine.

🐞 In azienda vengono applicate le procedure di lotta integrata, un sistema agricolo di produzione a basso impatto ambientale, in sintesi una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell’uso di fitofarmaci, riducendo al minimo il ricorso a mezzi chimici che hanno un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei consumatori. La lotta integrata sfrutta i fattori biotici (animali e le piante) e abiotici (sottosuolo, aria, acqua, luce, temperatura, clima, piogge) al fine della regolazione interna degli ecosistemi.

💚 I vini di Vendrame possiedono la certificazione SQNPI, "Qualità Sostenibile", uno schema di certificazione riconosciuto a livello comunitario, che ha come obiettivo quello di valorizzare le produzioni agricole vegetali ottenute in conformità ai disciplinari regionali di produzione integrata, un sistema di produzione volontario per la difesa dalle avversità, per la fertilizzazione e l’irrigazione.

🐝 Vendrame aderisce inoltre al progetto ENO-BEE (api in vigna) per reinserire le api nel vigneto e creare un ecosistema più salubre e ricco di biodiversità. Le api sono sentinelle ambientali e muoiono se vengono usati prodotti fitosanitari dannosi. La loro presenza è quindi garanzia di salubrità ambientale, rispetto del territorio e della biodiversità. Portarle nel vigneto stimola un equilibrio virtuoso perché le api impollinano quindi agevolano l’allegagione (formazione del frutto), inoltre succhiano lo zucchero dagli acini danneggiati riducendo il rischio di botrite. La vecchia credenza per cui le api bucassero gli acini per cibarsi della polpa è un falso mito. I vignaioli non hanno nulla da temere dalle "laboriose amiche alate". 

 

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